La storia di oggi sa di miracolo quasi quanto quella di ottobre e anche stavolta c’è di mezzo un monopattino.
In realtà di miracoloso c’è ben poco, ma per chi è cresciuto in Italia, o forse in quasi tutti i paesi del mondo che non siano la Svizzera e la Scandinavia, è una storia incredibile.
Comincia in autunno.
Casa nuova, città nuova, scuola nuova.
Ospita solo due annate 7a e 8a, ovvero quinta elementare e prima media, ovvero duecentocinquanta ragazzini tra i 10 e i 12 anni, molta mixité.
Età critica.
Grande salto. Lo sarebbe stato anche in Italia.
Ci eravamo già passati, vantaggi di essere un terzogenito.
I bisticci da cortile, spesso prendono una piega più seria. Il bullismo è nell’aria. Bisogna stare all’erta.
E qui in Svizzera gli insegnanti sono particolarmente all’erta. Ogni scuola ha più di un mediatore. Gli interventi sono tempestivi e efficaci.
Il mio terzogenito di solito ha l’atteggiamento giusto, non è una vittima, e neanche un gregario.
Mi racconta ogni giorno quello che succede, si arrabbia quando è il caso, anche parecchio.
Il più delle volte quando gli offro il mio aiuto mi rimbalza:
-Mamma, non facciamone una tragedia. Non diamogli questa soddisfazione.
– Sono molto orgogliosa che tu non ne faccia una tragedia, però devi pensare che ci sono altri bambini che magari ci soffrono e se non dici nulla tu che sei uno scout quelli continuano a fare dispetti. Non sempre lasciar perdere è la migliore soluzione.
– Ok, ne parlo con la mediatrice.
– Bravo ragazzo.
In ottobre i suoi nuovi compagni si sono accorti che gli manca la punta del mignolo sinistro.
Per un paio di giorni è stato l’argomento della ricreazione.
La sua maestra era via per un mese, la supplente non sapeva del suo incidente.
Siamo andati a raccontarglielo e lei ne ha parlato per benino con la classe.
Rapida, affettuosa, efficiente. Storia chiusa.
Poi però sono cominciati i dispetti coi monopattini.
Tre volte lo ha trovato incastrato nella rastrelliera,
una abbandonato in mezzo al parcheggio,
un’altra proprio non riusciva a liberarlo, ha dovuto chiedere aiuto alla supplente, che lo ha chiesto al maestro di ginnastica.
A quel punto è partita la segnalazione ai mediatori,
l’indagine del direttore.
Poi c’è stato anche il corso con la polizia.
Per tutte le classi. Hanno spiegato cosa sono i diritti e quali i doveri di un cittadino, che dai dieci anni in poi si ha un casellario giudiziario, che se si commette un reato viene scritto in quel registro che poi non puoi fare un sacco di mestieri: il dottore, l’avvocato, il maestro, il poliziotto e tanti altri.
Arrivata la fine dell’anno, la faccenda sembrava conclusa.
Invece settimana scorsa pensava glielo avessero rubato,
sapeva chi era stato, anche se non l’aveva visto.
Mi ha telefonato, gli ho detto di dirlo alla maestra e tornare a casa a piedi, avremmo deciso il da farsi.
Lungo la via del ritorno l’ha ritrovato in un prato. Meglio così.
Oggi però non aveva scuola al pomeriggio, lo aspettavo a casa dopo la mensa. Pioveva a dirotto, si capiva che sarebbe diventata neve.
h 12,30 suona il telefono.
– Mamma, mi hanno rubato la trotte!
– No! Dove sei?
– Alla cantine, l’avevo appoggiata dentro, qui non c’è da legarla. Mi è scappato sotto il naso.
-Ah, ma allora l’hai visto, sai chi è?
– Sì e io questa volta chiamo la polizia!
– Senti lì alla mensa non c’è nessuno a cui dirlo e diluvia, facciamo che vieni a casa a piedi e vediamo se chiamare la maestra o la polizia.
h. 13,15
– Senti ho scritto alla maestra e parlato con tuo padre. Se tu sei d’accordo provo a telefonare alla polizia e chiedere un consiglio. Non mi piace l’idea di denunciare un bambino di undici anni, ma hai ragione tu che è un reato e poi dobbiamo ritrovare la trotte. Magari i tuoi amici poliziotti ci dicono come fare.
h. 13,30
-Buongiorno, mi scusi se disturbo avrei bisogno di un consiglio…
-Signora le passo la polizia di prossimità, per un caso come il suo sono loro quelli giusti.
-Buongiorno signor poliziotto di prossimità, noi avremmo bisogno di un consiglio – gli ho spiegato la faccenda, il mio ragazzino ha voluto parlarci al telefono, ha detto tutto quello che sapeva compreso il nome del ladro, ma il cognome non lo sa –
– Bene signora, la richiamo presto, appena ho delle notizie.
– Grazie, guardi che io non voglio fare niente di drammatico, è un ragazzino di undici anni, però vorremmo ritrovare il monopattino.
– Non si preoccupi signora, abbiamo i nostri mezzi.
h 14,15 suona il telefono, una voce femminile, giovane.
– Buongiorno signora è la polizia. La trotinette è stata ritrovata, ho parlato con il direttore e con il ragazzo. Adesso se lei è a casa passerei a riportargliela e a parlare un momento.
h. 14,30
è arrivata una bella ragazza bionda in uniforme, che qui pare gli facciano il casting.
Io avevo preparato un té coi biscotti.
Ci ha riportato il monopattino e spiegato che era andata a scuola, aveva preso il colpevole, si era fatta accompagnare a recuperare il monopattino, gli aveva spiegato il reato di furto e lo aveva riaccompagnato in classe. Per rispetto della privacy nessuno oltre a noi conosce i fatti, possiamo sporgere denuncia o semplicemente parlarne con il direttore. Loro comunque lo avrebbero tenuto d’occhio, non era la prima volta che faceva una cosa del genere e speravano di riuscire a reinquadrarlo. Fanno molto lavoro coi bambini, nelle scuole ogni anno in ogni classe, parlano di legalità.
No grazie, non voglio sporgere denuncia, (anzi ora scriverò per sapere se il piccolo ladro non può permettersi un monopattino e magari gliene regaliamo uno anonimamente), voglio però che mio figlio cresca sapendo che se si è vittima esiste un’autorità a cui rivolgersi e che sta a loro punire i colpevoli.
Sapevo che è un messaggio più facile da trasmettere qui.
Non contavo però su un tale spot da supereroi. In un’ora recuperata la refurtiva e pure la poliziotta femmina.